Italy and Holy See, state-of-the-art of a relationship
On 11th of February 1929, an historic treaty was signed between the Italian Government and the Vatican re-establishing the political power and diplomatic standing of the Catholic Church, which had been lost when Italy seized Rome, the last of Papal States, on September 20th, 1870.
Every year, on February the 11th, Osservatore Romano publishes a leading article about the relationships about Italy and Holy See. This year, this article was two times more important: because it is the 150th anniversary of unification of Italy and because of the scandals that are “stirring” Italian Prime minister Silvio Berlusconi.
Osservatore Romano underlined the role of Catholics in unifying Italy and claimed the Concordat as a tool to preserve religious freedom.
Holy See and Italian politicians have a strong dialogue about several issues: a law currently circulating the Italian Parliament which would ban all euthanasia in the country, taxes (real estates of the Church have been exempted to pay taxes even when they’re not dedicated to worship, as I pointed out in this article on Il Tempo, in Italian), the federalist reform, which Italian Bishops are very interested about.
Here follows an article I wrote today for La Sicilia (in Italian).
Questione educativa, etica e libertà religiosa le tre piste del dialogo
Stato Italiano e Chiesa Cattolica, l’anniversario dei Patti Lateranensi
Si chiama «11 febbraio» l’editoriale – rigorosamente non firmato – che l’Osservatore Romano pubblica ogni anno in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi. È un editoriale importante: leggerlo è come tastare il polso dei rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica. È ancora più importante in questo periodo, mentre i giornali si riempiono di nuove rivelazioni sulle feste a casa del premier Silvio Berlusconi. Per diverso tempo, fino al Consiglio Permanente dei vescovi italiani, è stata richiesta dai media una presa di posizione forte da parte della Chiesa. Dopo le parole del cardinal Bagnasco al Consiglio Permanente, e la relazione del segretario della Cei Mariano Crociata alla fine del «parlamentino» dei vescovi sembrano aver in qualche modo acquietato le richieste dei media nei confronti della Chiesa.
Che, tra l’altro, non ha mai affondato il colpo contro Silvio Berlusconi, limitandosi a parlare di sobrietà e morale pubblica. A tutti è sembrato evidente che ci si rivolgesse al premier. Ma i vescovi hanno puntato il dito su un clima generale, che riguarda anche Berlusconi.
Non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso dall’editoriale dell’Osservatore Romano di oggi. Un anniversario reso ancora più importante da un’altra ricorrenza: il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. Il cardinal Bertone, segretario di Stato, ha presenziato alla cerimonia dell’anniversario della presa di Porta Pia. E un convegno del Progetto Culturale della Cei è stato dedicato, appunto, all’Unità d’Italia e al ruolo dei cattolici nella formazione dell’unità. Un ruolo rivendicato anche dall’Osservatore Romano. Lo fa ricordando un’immagine ottocentesca in cui si vedevano Vittorio Emanuele II e Papa Pio IX a braccetto. Come a dire che l’unità d’Italia era possibile anche grazie ai cattolici, che rappresentavano un collante sociale fortissimo in tutti gli Stati d’Italia.
Ci vollero i Patti Lateranensi per pacificare i rapporti tra Stato Italiano e Santa Sede. Fu – scrive l’Osservatore Romano – la «conciliazione» fra le due «istituzioni» ma non nel «corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in conflitto»; anzi, «l’orientamento religioso delle masse assicurò al nuovo Stato il collante, sicuro e forte, delle diversità che il processo di unificazione era chiamato a superare».
Eppure, c’è una nota che non deve sfuggire nell’articolo di fondo del giornale del Papa. Che ricorda i Patti del Laterano e l’Accordo di Villa Madama del 1984 (la revisione del Concordato), definisce che questi vennero a porsi come «strumenti positivi di tutela e promozione della libertà religiosa, quale diritto individuale, collettivo e istituzionale», ma allo stesso tempo sottolinea «l’esigenza di un pieno e fattivo rispetto nella lettera e nello spirito delle disposizioni poste da tali accordi, da parte di tutti coloro che sono chiamati a dare loro applicazione».
Sono molte le questioni sullo sfondo della libertà religiosa, tema fondamentale a livello internazionale (il Papa ha dedicato alla libertà religiosa la giornata mondiale della pace), ma che deve essere vissuto anche nella vita quotidiana di ogni Stato. Italia e Santa Sede dialogano su più punti: c’è la questione delle scuole paritarie, per le quali la Chiesa chiede parità di accesso alle scuole pubbliche; c’è la questione del crocifisso, in cui l’Italia si trova tra gli otto paesi europei che hanno appoggiato il Vaticano nel ricorso al Consiglio d’Europa; c’è anche la questione della libertà di coscienza sui temi etici, molto vivo in un momento in cui sta per essere discusso in Parlamento il disegno di legge sul fine vita. Il confronto tra Chiesa e Italia parte da qui.
© La Sicilia – 11.02.2011
le tre piste del dialogo tra Italia e Santa Sede – La Sicilia 11.02.2011